Pollopedia

Tutto il pollo del Presidente

Da De Nicola a Mattarella un insolito viaggio nei menù del Quirinale

Il pollo nel menù dei Presidenti –  Amato in tutto il mondo, non manca mai nei pranzi di famiglia come nelle cene veloci dell’ultimo momento ma il pollo è anche protagonista di un’altra storia meno altisonante e nota: quella della Repubblica italiana e dei suoi Presidenti a tavola.  Sì, perché pollo, tacchino e carni avicole non mancano mai, o quasi, nei menù del Quirinale. Aspettando le celebrazioni del 2 giugno, da De Nicola e Mattarella, ecco i menù a base di pollo amati dai Presidenti della Repubblica italiana.

 Petti di pollo? Alla parigina per De NicolaInsigne giurista, dopo aver ricoperto prestigiose cariche sotto la reggenza dei Savoia, il primo gennaio del 1948 con l’entrata in vigore della nuova costituzione, Enrico De Nicola, divenne il primo Presidente della Repubblica. Difficile trovare attestazioni, gossip e rumor sulle sue passioni a tavola – rarissimi i suoi menù  – ma nei banchetti in suo onore non manca il pollo: a Venezia è accolto con tortellini in brodo e Sovrana di Pollo alla Valdostana, mentre a Firenze la seconda portata è a base di petti di pollo alla parigina. Sobrietà è la parola d’ordine nei menù del suo successore Luigi Einaudi, sia nella scelta delle portate sia nello stile composto che caratterizza la grafica dei menù ufficiali dell’epoca. Durante il suo settenato, che coincise il periodo della ricostruzione post-bellica, la scelta dei piatti da portare in tavola durante le cene ufficiali è segnata dalla semplicità e dalla sua “piemontesità”: non mancano i raviolini in brodo e i vini dei suoi vigneti.

Pollastra allo spiedo, un must per GronchiLaureato in Lettere alla Normale di Pisa fu eletto Presidente della Repubblica al quarto scrutinio nel 1955. Con Giovanni Gronchi si entra nel periodo del Miracolo economico e si fanno più intensi gli scambi con gli altri Paesi…anche dal punto di vista culinario! È stato infatti il primo Presidente a essere ricevuto alla Guildhall di Londra, la storica sede del sindaco della capitale britannica e fu accolto con tutti gli onori -anche  enogastronomici – dal Governatore della California presso il prestigioso Hotel Fairmont. E quando si trovava a dover accogliere i suoi ospiti più importanti  in Quirinale non mancavano pollo e tacchino: Charles de Gaulle ha avuto l’onore di assaggiare la pollastra allo spiedo con crescione,  per il presidente del Perù, Manuel Prado, sono stati scelti invece tacchini novelli; per il re di Thailandia Rama IX il pollo è stato il filo conduttore del menù  dell’entrée, un ristretto di pollo in tazza, al secondo piatto, pollastre dell’Arno allo spiedo. Un vero presidente chicken lover!

A Gronchi successe Antonio Segni, eletto nel 1962, che restò in carica solo 3 anni. I menù ufficiali testimoniano una certa passione dell’autorevole giurista sardo per il pollo e si racconta che a Parigi, durante un importante incontro con Charles De Gaulle, fu accolto con un luculliano banchetto che iniziava proprio con una  vellutata di pollo – seguita da anatra, pates e soufflé – in pieno stile parigino! Le cucine del Quirinale risposero all’invito con un altrettanto gustoso menù all’italiana e una licenza francese: Pollastre alla parigina. Anche Giuseppe Saragat, eletto nel 1964, non rinunciò nelle cene e pranzi ufficiali alla presenza di vellutine di pollo e pollastra arrosto come si legge sugli eleganti e raffinati menù dell’epoca.

Brodo in tazza per Leone e Pertini Giovanni Leone eletto presidente nel 1971 scelse cartoncini con fiori policromi per presentare i suoi menù che divennero nella scelta delle portate più leggeri di quelli scelti dal predecessore e iniziavano spesso con un tradizionale brodo in tazza. La stessa leggerezza che il medico personale di Sandro Pertini sembrò imporre all’anziano presidente eletto nel 1978, all’età di 82 anni. Sebbene infatti il presidente Pertini godesse di buona salute la prudenza gli faceva scegliere dei pasti leggeri e la cena iniziava sempre con un buon brodo.  Poco si sa delle abitudini alimentari di Francesco Cossiga che gli successe nel 1985, spesso ospite d’onore presso banchetti illustri come i pranzi con Mitterand o con il Lor Mayor londinese…

Piccatine, in odore di santità – Oscar Luigi Scalfaro è stato il nono Presidente della Repubblica, eletto nel 1992 e alla sua tavola ospitò i leader politici di tutto il mondo dal presidente argentino Carlos Menem, a Bill Clinton al francese Jean Jacques Chirac. Ma forse il banchetto più celebre resta quello in onore del Giubileo sacerdotale del Santo Padre, Giovanni Paolo II, sul ricco menù anche le Piccatine al limone.

Tripudio di carni bianche per Ciampi –  Economista e banchiere, Carlo Azeglio Ciampi fu eletto Presidente nel 1999. Nei banchetti ufficiali al Quirinale, che era solito definire la “casa degli italiani”, la cucina era di qualità e sempre misurata (il numero delle portate si ridusse stabilmente a 3) e non mancavano piatti a base di carni bianche, dalla  gallinella bollita ai tradizionali cappelletti in brodo e bollito misto. Una passione per la buona cucina e la tradizione che si ritrova nei menù del successore Giorgio Napolitano, eletto al Colle nel 2006, in cui compaiono dei tradizionali Cappelletti all’uso di Romagna.

I tramezzini di Mattarella – Poco note le scelte enogastonomiche ufficiali del presidente in carica Sergio Mattarella, eletto lo scorso gennaio, ma c’è chi parla di un approccio molto sobrio e parco. Quel che è noto è che a pranzo preferisce un tramezzino, consumato velocemente al bar della Consulta, a pranzi troppo elaborati. Forse questa passione del Presidente per i sandwich sarà arrivata anche alle orecchie del noto chef stellato Carlo Cracco che di recente ha preparato per lui un Club sandwich, il tradizionale panino a strati di pollo – ma con l’inconfondibile tocco gourmet. Ma c’è anche chi, come la signora Pina, dipendente di un bar nei pressi del Vaticano,  in onore del primo selfie con il Presidente gli ha dedicato un sostanzioso panino!

 

 

Fonti: I menù del Quirinale, 150 anni di menù dei Capi di Stato – Accademia della Cucina Italiana – 2011; Il  Messaggero; Il Giornale; ANSA