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Pollo in cucina: tutte le fake news da sfatare

Parola alla scienza, il pollo fa bene (smentendo definitivamente tutte le fake news)

Per la prima volta esce in Italia un Documento di Consenso edito da Nutrition Foundation of Italy (NFI), e realizzato anche grazie al contributo di Unaitalia, che riassume i dati più solidi descritti in letteratura in tema di consumi di pollame, salute e benessere. Il pollo non è solo uno degli alimenti più presenti sulla tavola ma un vero elisir di bellezza e salute. Dagli studi emergerebbe infatti che un adeguato consumo di carne bianca migliorerebbe la qualità complessiva della dieta della popolazione italiana. “Gli studi epidemiologici che abbiamo analizzato – spiega Andrea Poli, Presidente di NFI – mostrano come un adeguato consumo di carni di pollo, in associazione ad una dieta ricca di vegetali, con un apporto moderato di grassi, e ad uno stile di vita attivo, possa facilitare il mantenimento del giusto peso corporeo, con effetti complessivamente neutri o favorevoli sul rischio delle principali malattie degenerative tipiche della nostra società”.

Le fake news sul pollo che non fanno bene. Purtroppo le bufale viaggiano veloci nell’era del web e si insinuano nell’immaginario collettivo tanto da minare persino le verità più ovvie. Ecco elencati alcuni dei più frequenti “chissà” sul pollo, ovvero le fake news più insidiose da cui tenersi alla larga:

  1. Chissà da dove viene il pollo. Tutto il pollo che consumiamo in Italia è made in Italy, la filiera avicola italiana è infatti completamente autosufficiente (produciamo più di quanto consumiamo, con un’autosufficienza del 107,5%). Tutte le informazioni sulla provenienza della carne sono in etichetta.

Se c’è scritto “Origine: Italia” significa che quel pollo è nato, allevato e macellato nel nostro Paese.

  1. Chissà come è stato manipolato il pollo. Una filiera integrata invidiabile ispirata al “From farm to fork”: gli avicoltori italiani sono in grado di controllare tutte le fasi del processo produttivo, dai mangimi all’allevamento, alla distribuzione nei punti vendita attraverso un modello di sicurezza alimentare che si basa su un complesso sistema di norme e controlli che garantiscono l’igiene di processo ed elevato standard di sicurezza in tutte le fasi dal mangime all’allevamento fino alla trasformazione.
  2. Chissà quanti antibiotici o ormoni ha preso il pollo. L’utilizzo degli antibiotici è unicamente a scopo curativo, mai preventivo e sotto stretto controllo veterinario. E viene sempre smaltito dall’animale rispettando il cosiddetto “tempo di sospensione”. Ormoni ed estrogeni categoricamente mai somministrati (anche perché i polli non sono mammiferi e gli ormoni non avrebbero alcun effetto…)
  3. Chissà quanto va lavato bene il pollo per star sicuri. Assolutamente per nulla: il pollo non va lavato prima della cottura per evitare che eventuali batteri presenti si diffondano in cucina. Per evitare la contaminazione batterica occorre seguire accuratamente buone norme igieniche, come usare un tagliere a parte per la carne e avere cura di lavarsi le mani per almeno 20 secondi dopo aver maneggiato il pollo.