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Educazione alimentare: cos’è e perché ne abbiamo bisogno

Educazione alimentare: analizziamo la situazione con l’aiuto dell’esperto

Uno dei dibattiti più caldi degli ultimi anni è sicuramente quello legato alla nostra alimentazione, conseguenza diretta della grande diffusione di molteplici diete. I pericoli che si celano dietro questi nuovi modelli sono molteplici ma quello più imminente è legato alla disinformazione, acuita da personaggi che definendosi “esperti” mettono a repentaglio la salute di innumerevoli persone. La televisione e i social network straripano di informazioni sui cibi consigliati in una dieta sana e quelli da non assumere per nessuna ragione tanto che frutta, legumi, ortaggi e carne a volte sono etichettati come elisir di lunga vita ed altre come veleni o agenti cancerogeni.

Diventa, quindi, fondamentale offrire un’adeguata educazione alimentare ai cittadini in modo da fornire loro un efficace strumento di prevenzione e tutela della salute, tanto come azione quanto come prevenzione.

Ma cosa s’intende per educazione alimentare? L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la FAO definiscono come educazione alimentare “il processo informativo ed educativo per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui, attraverso la promozione di adeguate abitudini alimentari e l’eliminazione di comportamenti non soddisfacenti, l’utilizzazione di manipolazioni più igieniche degli alimenti e un efficiente utilizzo delle risorse alimentari”.

Le abitudini nutrizionali si instaurano molto presto nella vita dell’individuo ed hanno un chiaro effetto sul destino metabolico non solo del bambino ma anche dell’adulto. È necessario, quindi, seguire un percorso di educazione alimentare proposto da un medico qualificato, nutrizionista o dietologo, per orientarsi in campo alimentare e conoscere come utilizzare gli alimenti per migliorare la propria salute, per sentirsi bene, per migliorare il proprio aspetto, per controllare il peso.

Per questo, nel trattare un argomento così delicato, ci siamo affidati alle opinioni e ai consigli del Dott. Pierluigi Bonifazi, dottore di ricerca in medicina sperimentale e autore di diversi ‘paper’ su riviste internazionali, che esercita la professione di nutrizionista da oltre un decennio, portando avanti ricerche sulla medicina sperimentale della nutrizione. Il nostro esperto si dimostra subito preoccupato e afferma: “È in atto una deriva scientifica che sta minando non solo il nostro stile di vita, ma anche le nostre tradizioni e il nostro costume sociale; da professionista posso affermare con assoluta certezza che la convinzione, errata, che alcuni alimenti come ad esempio la carne siano dannosi, è più diffusa e radicata di ciò che pensiamo. Tali convinzioni possono risultare estremamente pericolose per la nostra salute”.

Un’altra delle riserve espresse dal Dott. Bonifazi riguarda la tendenza da parte dei genitori di applicare ai propri figli la loro ideologia alimentare. Al riguardo si è espressa anche l’OMS che diversi anni fa ha pubblicato delle linee guida per l’alimentazione dei bambini, raccomandando l’assunzione giornaliera di alimenti di origine animale a partire dai sei mesi di età, come il pollo e le altri carni bianche, evidenziando come le diete a base di vegetali non siano in grado di soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino, in particolare per gli apporti di Fe, Zn e vitamina B12, a meno che non si ricorra all’impiego di integratori o prodotti fortificati. Qui trovate i nostri consigli per la fase dello svezzamento.

A fronte di queste riflessioni, il Dott. Bonifazi ha deciso di pubblicare un piano di educazione alimentare libero da preconcetti ed ideologie, nel suo libro “Terapie Nutrizionali”, frutto dei suoi anni di ricerca universitaria e pratica ambulatoriale: “Diffondere un piano di educazione alimentare non significa fare solo prevenzione primaria ed assicurare più salute al cittadino, ma soprattutto significa medicare una piaga sociale che si diffonde in vecchie e nuove generazioni. Abbattere cioè i costi del sistema sanitario e quelli delle patologie croniche di massa ad alto impatto assistenziale.

Fonte: Carni sostenibili