pollo
Pollopedia

Lo dice la scienza: il pollo batte il plant-based

Tre cose da sapere sui sostituti vegetali della carne e perchè mangiare pollo è meglio

Nel 2000 in Italia gli adepti della dieta verde erano un milione e mezzo, oggi sono circa 4 milioni, un numero destinato inevitabilmente a crescere. Si tratta di un trend positivo? Non esattamente. Occorre infatti informarsi a dovere, adottare le dovute precauzioni e maneggiare con consapevolezza i prodotti plant-based, tenendo presente che non sono più salutari delle carni avicole. Vediamo perché.

Sostituzioni non equilibrate. I sostituti vegetali della carne e dei prodotti di origine animale sono sempre più diffusi e popolari tra chi vuole abbracciare una dieta completamente a base vegetale. Cominciano ad essere numerosi però gli studi che evidenziano in modo chiaro e inequivocabile che questi prodotti fake non riescono a sostituire dal punto di vista nutrizionale i prodotti originali che tentano di imitare e non sono né salutari, né più sostenibili per l’ambiente. Uno recente studio, pubblicato nel Journal of Agricultural and Food Chemistry di ACS, ha analizzato la differenza sul grado di assorbimento delle proteine a livello intestinale per determinare se il potere nutritivo è lo stesso tra carne animale e carne artificiale. Sono state quindi studiate e messe a confronto le proteine vegetali di un surrogato che dovrebbe sostituire il pollo con quelle di carne vera di pollo ed è stato dimostrato che nonostante le somiglianze apparenti nell’aspetto fibroso, le proteine derivanti dal sostituto vegetale non riescono ad essere assorbite con facilità dalle cellule intestinali umane, come invece accade per le proteine naturali del pollo.

Occhio al marketing: proteine nobili e proteine trattate. L’etichetta dice molto, ma occorre un’interpretazione analitica e contestualizzata. Nonostante il contenuto proteico di questi prodotti composti in genere da legumi come soia, piselli o glutine di grano, in realtà le loro proteine non sono così accessibili come lo sono quelle animali della vera carne. Già è noto che le proteine vegetali sono inferiori rispetto a quelle animali per livello di assorbimento, completezza di amminoacidi essenziali e per potere nutritivo (proteine nobili), e in questi prodotti vegani iper-trasformati lo sono ancora meno. Infatti, per imitare l’aspetto e la consistenza della carne, i sostituti plant-based vengono sottoposti a trattamenti industriali estremi, che rovinano la materia prima di base, facendone perdere il valore nutritivo. Si tratta di prodotti iper-processati e per questo motivo il loro consumo non fa bene alla salute come viene fatto credere da aggressive campagne di marketing per promuoverne la vendita.

Cos’è il meat sounding? È quindi evidente che i sostituti vegetali della carne non hanno la capacità di fornire un grado di nutrizione equivalente ai prodotti di vera carne animale. Purtroppo la nomenclatura dei prodotti derivati da questi processi industriali che imitano la carne vuole ricordarne la forma, l’aspetto e talvolta anche il sapore. Vengono quindi utilizzati i termini “sostituti” o “analoghi” per indicarli. Questo fenomeno è conosciuto come Meat Sounding, per cui le nuove denominazioni che richiamano la vera carne, “ingannano” di fatto il consumatore ignaro. Questa pratica – così come è stata con il latte non derivato da animali, che può solo chiamarsi per legge “bevanda” – dovrebbe essere evitata perché induce l’acquisto di un prodotto equivalente e apparentemente più salutare. Gli studi di settore aiutano il consumatore a smentire le fake news: i prodotti sul mercato non sono intercambiabili ed è fondamentale esserne consapevoli per tutelare la trasparenza e la salute dei consumatori.

Fonte: Carni Sostenibili