filiera avicola
Il viaggio del pollo

Filiera avicola 100% italiana: i motivi per continuare a sceglierla

Sicurezza, qualità, innovazione ecco perché la filiera avicola 100% italiana è a misura di consumatore

Troppo spesso vengono diffuse notizie false e allarmanti, vere e proprie fake news, che riguardano il settore avicolo che fanno presa sul consumatore poco informato e che mettono in discussione un modello produttivo efficiente e virtuoso, 100% italiano, all’avanguardia e da sempre attento alla salute e alla soddisfazione dei tanti consumatori che apprezzano il pollo e le carni avicole. Una fiducia nel settore ricompensata dagli italiani: carni bianche e di uova sono stabilmente tra i primi posti nelle abitudini alimentari dei nostri connazionali. Per saperne di più e non cadere nella trappola della disinformazione e delle fake news, ecco almeno 3 cose da sapere sulla filiera avicola 100% italiana.

È TRACCIATA – Elemento caratteristico della filiera avicola italiana è la forte integrazione fra le sue diverse fasi, dall’allevamento alla trasformazione (from farm to fork), ciò ha permesso di implementazione di politiche virtuose di avanguardia come l’adozione di un regime di etichettatura sull’origine e altre informazioni volontarie, sin dal 2005, cioè dieci anni prima che la Commissione Europea rendesse obbligatorio il sistema di etichettatura di origine della carne.

È SICURA – Grazie all’integrazione, la filiera avicola è impegnata nella riduzione nell’uso degli antibiotici e nella lotta all’antibiotico resistenza. Unaitalia, infatti, è prima e unica associazione nel panorama nazionale ad aver adottato, con l’approvazione del Ministero della Salute, un Piano volontario sull’uso responsabile del farmaco e la lotta all’antibiotico resistenza, riducendo dell’87% l’utilizzo dei farmaci negli allevamenti di polli rispetto al dato del 2011 (dati certificati da ente terzo nel periodo 2019-2011).

Inoltre a differenza di quanto si legge spesso in articoli e commenti pieni di fake news, in Italia i polli non sono mai allevati in gabbia, le batterie non esistono da oltre 60 anni, ma vengono allevati a terra, di prassi, all’interno di capannoni, nel rispetto delle norme europee e italiane, che stabiliscono parametri microclimatici e di illuminazione, oltre a densità di allevamento tali da permettere i comportamenti naturali dell’animale. L’utilizzo degli ormoni è vietato dalla legge, gli ormoni non vengono mai impiegati negli allevamenti italiani di polli e tacchini e non c’è dunque alcun rischio di trovare residui di queste sostanze nel pollo che portiamo a tavola. Mentre gli antibiotici sono utilizzati solo a scopi curativi, mai preventivi, e solo dopo diagnosi e prescrizione di un veterinario. In caso di trattamento, l’animale è avviato al macello solo dopo un periodo di sospensione, cioè un adeguato tempo stabilito per legge tra l’ultima somministrazione e la commercializzazione delle carni.

È INNOVATIVA – forse non tutti lo sanno (o fanno fatica a immaginarlo) ma i nuovi avicoltori, cosiddetti 4.0 sono  molto spesso professionisti specializzati che, alle competenze legate al mondo animale, uniscono una solida formazione in ambito tecnologico per portare sempre il meglio sulla tavola del consumatore. L’allevatore avicolo moderno si sveglia sempre alle 5 del mattino ma adesso investe per poter controllare lo stato di salute degli animali in ogni istante, grazie all’utilizzo di smartphone e tablet, e altri parametri fondamentali quali la temperatura all’interno del capannone, l’umidità e la qualità dell’aria. Inoltre, utilizza banche dati per avere accesso con maggiore precisione e frequenza ad informazioni importantissime come il consumo di mangime, il peso specifico e il livello di stress degli animali, raccolte tramite l’utilizzo di appositi sensori.